sabato 27 febbraio 2010

Vegan Hawaian Party

Questa sera sono stato al mio primo Vegan Party insieme a Anton, un giordano che è cresciuto in Canada. Dopo una fila di un quarto d'ora, entriamo e subito ci chiedono di firmare un foglio con il nostro nome e l'email. I volantini si sprecano sul tavolo, come pure gli adesivi. Eccone un assaggio:


Il cibo non è male, anche se ovviamente vegano. Questo implica: niente carne, niente derivati dagli animali, niente latte, niente uova, niente formaggi, niente yogurt, niente gelato (il gelato deriva dagli animali?). E in un angolo un ragazzo ci spiega che addirittura nemmeno il vino bianco va bevuto. Perchè? Perché durante il processo produttivo, si usano dei particolari elementi marini (invertebrati) che servono a purificarlo.. il fatto non era molto chiaro, anche perché continuava a dire "right?" ogni due parole, e ci siamo consolati al tavolino delle pizze.

Per la cronaca: a metà serata sono comparse delle simpatiche ragazze in costume che ballavano musica hawaiana e accompagnavano la serata. Io e Anton abbiamo documentato la cosa con il suo iPhone:

[clicca sulla foto per ingrandirla]

Sto solo aspettando che comincino ad arrivare le numerose email di propaganda vegana.

mercoledì 24 febbraio 2010

Abbiamo tutto. Tutto.

Perché essere efficienti, quando si può essere efficienti-oltre-ogni-limite?
At 2/24/2010 02:26 PM, you wrote:
Hello Xxxx,

thank you very much again for the help to get a fixed phone.
Do you know if there is a possiblity to have a notebook, exercise book or something like that? Of course I can buy it myself, but I remember that you told me some days ago that there is something available for the offices, so I decided to ask you before to buy it. Thanks,

Filippo
Risposta:
Hi Filippo
Sure, please just stop by and I can show you what we have. If we don't have what you need we can order it and get it in the next day.
Thanks,

Xxxx

Significa che: se in cancelleria hanno 70 quaderni gialli e 90 quaderni blu, ma tu ne vuoi uno verde con la copertina ruvida, loro lo ordinano per te e ti arriva il giorno dopo in ufficio. Grazie.

domenica 21 febbraio 2010

mercoledì 17 febbraio 2010

Fast and Furious

- Tu ti ricordi dove avevamo ammassato tutti quei barili di Azoto..?!
- Mi pare di averli visti davanti all'ascensore.
- Ah già! Ecco dov'erano finiti!

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domenica 14 febbraio 2010

Ring Premiere

Il MIT ha un anello particolare, che si indossa per far sapere a tutti:
1) di aver studiato qui 2) di essere della classe dell'anno XXXX


L'anello si chiama Brass Rat, e una volta qualcuno ha detto che vi sono 3 anelli che si riconoscono nel Mondo: il Brass Rat, l'anello militare dei marines di West Point, e quello del Superbowl. Quindi se hai il Brass Rat, sei in una di queste tre categorie mondiali. Anno dopo anno l'anello cambia nelle decorazioni di tutte le facce, anche se i simboli (che sono un centinaio) sono comunque ricorrenti: una commissione di studenti selezionati a caso crea l'anello designato per chi si laurea i due anni successivi: venerdì è stato persentato quello dei futuri laureandi 2012.

[La fila è così lunga che si perde nella notte..
alle prime 700 persone regalano una maglietta!]


Torniamo a venerdì: sui marciapiedi per tutta la settimana si vedevano scritte colorate con gessi e spray: "Ring Premiere @ Kresge Auditorium, Friday 12" e non a caso è stata scelta questa data: il 12 di febbraio è il 12/02, che anagrammato..2012. Come si fa a non esserci?

[Ci accomodiamo nell'Auditorium.. enorme]

[Conto alla rovescia..]

[La commissione al gran completo]

[Ed eccoci all'anello, finalmente]


Alla fine della presentazione è stato mostrato un filmato: uno degli astronauti che è attualmente nello spazio e sta partecipando ad un programma della Nasa che si concluderà nel 2012 è intervenuto dalla stazione spaziale augurando a tutti i laureandi di avere un futuro brillante. Non a caso l'astronauta si è laurato qui e il sistema di controllo d'assetto è stato sviluppato sempre qui. Una serata molto emozionante per tutti!

venerdì 12 febbraio 2010

'Fat Thursday'

Visto che nel post precedente avevo parlato dei cibi 'Fat-free', mi devo smentire: il giovedì grasso (Fat-Thursday appunto) si festeggia anche al MIT, grazie ad un piccolo rinfresco organizzato dalla comunità polacca dell'università, con le frittelle accompagnate da un caffé tipico polacco.

I polacchi del MIT sono una decina e studiano tutti fisica o matematica. Era pieno di insegnanti di fisica e gente di Harvard, tra cui un simpatico prof. che ci ha spiegato che sta vendendo la sua casa, e ci ha descritto minuziosamente tutte le procedure obbligatorie negli US per vendere/comprare. Dopo questa sera tutti i presenti sanno cos'è un'Open house fair e come fanno i brokers a gestire gli acquirenti.

Un altro prof. si è presentato col nome di Giovanni (John) e si è sforzato simpaticamente di parlare un po' in italiano: dopo aver parlato di carnevale, pizza e della mafia che controlla i ristoranti di Little Italy a New York, mi ha rivelato che ad Harvard questo sabato ci sarà la classica serata internazionale, che lui non si perde da quando 2 anni fa l'ha scoperta per caso: free beer and free dinner, mi ha detto ammiccando.

mercoledì 10 febbraio 2010

Fat Free

Qui tutto è "fat-free": marmellata fat-free, latte fat-free, pan carrè con meno sodio, e nesquik senza zuccheri (quasi).

5 minuti per riuscire a trovare il cartone di un latte normale al supermercato: 20% di grassi in meno, senza grassi, con dentro la cioccolata, col retrogusto di yogurt.. le marche cambiano ma le scritte sono sempre quelle. Il latte normale dov'è? Mi dicono di guardare più a destra, è in un altro scaffale, emarginato.

Una bella bottiglia sulla quale c'è scritto solo MILK, in una scritta grande e rossa fuoco. Quasi a dire, attenzione: questo è normale latte, se volevi per caso quello aromatizzato, stai sbagliando tutto.

[per Giulio & Lollo: si, il latte al cioccolato non poteva mancare]

martedì 9 febbraio 2010

La dinner del lunedì sera

Giornataccia oggi: conferenza telefonica con persone a Panama, in Finlandia e a Dubai, allo stesso tempo. Imparo imparo imparo imparo imparo imparo.. come direbbe Kintaro Oe in sella alla sua bicicletta, nell'anime Golden Boy! (così mi insegna Peppo)

Alla sera ci siamo trovati per una cena programmata ancora dalla settimana scorsa, in Kendall Square: Romain, Nan, Michael e un'amica di Nan che poi si è rivelata essere la prima italiana che vedo in america: Elisa (ma non fa il MIT).

Presa la mia prima metro, con una card gratuita ricaricabile. Linea rossa da Kendall Square a Central Square (1 fermata). Particolarità: le entrate nella metro sono a una sola via: scendi le scale dalla strada al piano sotterraneo, timbri passando le porte scorrevoli di accesso, e c'è la metro subito li. Per cambiare linea devi risalire in strada, attraversarla sulle strisce pedonali, scendere di nuovo e allora avrai davanti la linea che va nella direzione opposta. Romain mi ha detto che se sbagli linea, devi aspettare 20 minuti prima di poter ri-timbrare il cartellino, come misura precauzionale contro quelli che usano lo stesso cartellino essendo in 2 persone.

Che senso ha dedicare l'entrata e l'uscita dalla strada ad una sola direzione? Addirittura l'uscita è dedicata: c'è la scala mobile verso l'alto, quindi dalla strada non puoi proprio scendere: che spreco di metallo cemento e tecnologia. Tra l'altro le carrozze seguono il senso di marcia delle auto: viaggiano sulla destra, non come in Europa.

[da sinistra: Nan (tedesca di origini cinesi), Michael (Zurigo), Romain (Bruxelles), Elisa (Pavia, ma studia alla Normale di Pisa). Cibo molto molto salutare, come al solito!! Clicca sulla foto per ingrandirla]

13 dollari, mancia compresa. Non male: posto carino, alcuni giocavano a freccette e trasmettevano una partita di NHL. Una bella serata, mentre fuori il vento ululava e c'era aria da tempesta. Bevuto la prima birra americana: la PBR. Vorrei provare un po' tutte le birre qui, quindi cercherò di prenderne una sempre diversa. Non hanno chiesto nessuna tessera che comprovasse l'età, forse ci avevano visti che non eravamo poi così giovani :)

Tornando ero da solo in metro e ho conosciuto il ragazzo di guardia, che mi ha aiutato a farmi la tessera ricaricabile di cui ti parlavo prima. Gli ho detto che ero Italiano, e lui mi fa che suo nonno è Italiano e che i suoi cugini abitano li, ma non si ricordava la città.

Le porte del MIT non funzionavano con la tessera, una ragazza con le treccine da pippi calzelunghe mi ha aperto dando un calcio alla porta e poi ridendo ha detto "sono rotte, ti consiglio di seguire il tunnel coperto". Grazie

sabato 6 febbraio 2010

Per tutto il resto..



Un appartamento al 23esimo piano vetrato del Tang Hall W84, con vista sul fiume Charles, a Cambridge:
748 $ al mese, con Mastercard.

Un hot spot ogni 15 metri (se c'è in ogni stanza dell'appartamento, che bisogno c'era di metterlo nei corridoi davanti agli ascensori?) per avere una potenza di segnale 'Eccellente' anche mentre sei sotto la doccia:
Gratis, con MIT pass.

Un piatto di Barilla al sugo davanti ad una vista splendida, al 23esimo piano del tuo soggiorno, quando fuori nevica alla grande mentre tu sei in maniche corte al caldo:
Non ha prezzo.

Spettrale di sera


[clicca sulla foto per ingrandirla]

Questa foto in realtà l'ho scattata due giorni fa, ma non ho ancora parlato di questo fatto: in America amano il teleriscaldamento. Quindi tonnellate di vapore vengono incanalate in tubazioni enormi sotto le strade, per raggiungere tutti gli edifici di un grande complesso. E succede anche al MIT. Ovviamente, più il tubo è grande, più vapore esce in caso ci siano delle perdite. Essendoci una temperatura di -3°C di giorno (che di notte scende ancora), dai tombini esce un sacco di fumo bianco.

Proprio come nei film.

La cosa davvero splendida è che quando nevica la neve è ovunque, tranne che sulle strade o marciapiedi: asfalto nettamente pulito, asciutto e nessun disagio.

venerdì 5 febbraio 2010

Ma gli asiatici tra loro si riconoscono?

Questa sera ho avuto la prova tangibile che gli asiatici non si riconoscono tra loro.

La premessa.
Poiché 60% del MIT è abitato da studenti asiatici, in autobus o in strada o ancora nei corridoi sembra davvero di essere in una città come Hong Kong, o in un quartiere di Pechino.

Il dubbio si insinua nella mente e ti attanaglia il cuore.
Ma loro.. tra loro.. si riconoscono? Perché non chiederlo in prima persona, visto che alla festa di stasera vi erano un sacco di portabandiera differenti: Cina, Giappone, Singapore, Taiwan, Thailandia, Corea del sud, Hong Kong..

Alla domanda: ma tu riconosci a vista se uno è coreano / cinese / di singapore..?
Michelle, cinese, resta interdetta. Ci pensa un po' e poi ammette: 'No, però i giapponesi li riconosco e capisco che sono diversi da me'.
Stephanie, di origini coreane, mi guarda negli occhi e risponde: 'Asians.. I mean.. we are all the same!!!!' e scoppia a ridere. Per lei gli asiatici sono tutti uguali.

Non ci accontentiamo della teoria: vogliamo toccare con mano.
Mark sta lavando i piatti. Devo ammettere che essendo stato per un bel po' di tempo a contatto con una thailandese tempo fa, mi viene subito in mente che Mark sia thai. Non saprei dire perché, ma Mark assomiglia molto a un ragazzo di nome Kon, fratello della ragazza in questione.
Sparo diretto: 'You are Thai.' Mark sorride e fa segno di no con la testa, restando in silenzio. E' il turno di Michelle, che tira ad indovinare: 'Are you from Singapore?' Mark dice di no. Stephanie non può essere inserita nell'esperimento pratico, perché già conosce la vera identità del losco individuo di nome Mark, il quale si asciuga ormai le mani, ci guarda e con un sorriso ci dice schietto: 'I'm from Taiwan'.

Le reazioni del popolo incredulo.
Michelle, cinese di nascita, non ci crede. 'Sei cinese????' Ovviamente Mark si sente taiwanese, non cinese, e infatti ripete 'I'm from Taiwan'. Ma effettivamente gli abitanti di Taiwan sono di etnia cinese: è come se domani la Sardegna venisse considerata uno stato indipendente a sé, comunque sarebbe abitata da gente che fino a 24 ore prima era italiana, non si può cambiare la propria faccia.

Farò una foto di gruppo e la posterò nell'immediato futuro.

giovedì 4 febbraio 2010

Qualcuno saprebbe dirmi cos'è uno Smoot?

Uno Smoot è un'unità di misura di lunghezza, e qui al MIT è considerata al pari dell'Angstrom, del Metro e dell'Anno Luce.

Ecco la sua brevissima ed intensa storia:
C'è un ponte, si chiama Harvard Bridge, e collega le due rive del Charles River, mettendo in comunicazione Boston e Cambridge (il sud con il nord, per intenderci). Nel 1958 la confraternita Lambda-Chi-Alpha ha preso un "novizio" di nome Oliver R. Smoot Jr. (alto 5 piedi e 7 pollici.. proprio come me: 170 centimetri), che tenuto per la testa e per i piedi è stato trascinato per tutto il ponte, nella sua lunghezza. Ogni 10 "Smoots" facevano un segno: il ponte risultò essere lungo esattamente 364.4 Smoots, più un orecchio.


E' MOLTO LUNGO DA MISURARE QUESTO PONTE
(clicca sull'immagine per ingrandirla)



Quello che successe dopo è degno di nota:
Nel 1987, il Dipartimento dei Lavori Pubblici del Massachusetts (Mass. Dept. of Public Works) decise di fare dei lavori al ponte, non tenendo conto o forse non sapendo nulla degli Smoots. Il Boston Press (giornale locale) rintracciò Oliver R. Smoot Jr., che aveva ormai 48 anni ed era il vice presidente esecutivo della Computer & Business Equipment Manufactures Association a Washington D.C., il quale però non aveva nessuna intenzione di rifare la pagliacciata della confraternita una seconda volta.

La Commissione incaricata della ricostruzione del ponte, è intervenuta a favore dello Smoot, e ha dichiarato:

'We recognize the smoots' role in local history. That's not to mean that the agency encourages graffiti painting. But smoots aren't just any kind of graffiti. They're smoots! If commemorative plaques and markers are not installed by the state once the bridge work is done, then we'll see that it's done.'

'Riconosciamo il ruolo dello smoot nella storia locale. Con questo non significa affatto che noi promuoviamo i graffiti. Ma gli smoots in realtà non sono un tipo di graffiti. Sono smoots! Se non saranno installate placche commemorative da parte dello stato, una volta terminati i lavori del ponte, noi sapremo comunque che esiste.'


Il giorno della commemorazione il Dipartimento dei Lavori Pubblici concesse ai manifestanti per tale celebrazione esattamente 2 smoots di spazio nel museo del MIT. Inoltre, la Continental Construction Company di Cambridge ha fatto il nuovo marciapiede con lastre di cemento lunghe 5' 7" (=1 smoot) invece delle solite lastre da 6'.

Il resto è storia, e la potete trovare anche qui.

..23 piani è come salire a metà Torre Eiffel?

Stasera sono stato al 24esimo piano del Tang Hall, la mia residenza. C'era un festa, e cenavi con delle crepes & nutella.. of course. Tanti personaggi simpatici conosciuti in fila mentre aspettavo di farmi le crepes. Si, perché dovevi fartele tu. Forse posterò qui online alcune foto che sono state fatte: non da me, ma da una ragazza cinese che fa parte dell'associazione che organizza queste piccole feste nei vari dormitori del MIT.

Ho scoperto il lato 'brutto' di essere al 23esimo piano su 24 di una torre con 3 ascensori e una scala anti-incendio.. Già. Quando scatta l'allarme non si possono usare gli ascensori e SI DEVE uscire, anche nelle prove anti-incendio. Il brutto è che risalendo l'ascensore non è molte volte ancora stato rimesso in funzione.


[clicca sulla foto per ingrandirla]

Ho scoperto anche che qui al Tang Hall è usuale chiedere in che piano si è, ma la domanda più interessante è 'qual è la tua lettera?'. Io sono al 23 E-4, e tutti mi battono una mano sulla spalla quando dico E, perché sanno che la vista è ottima. C'è chi non vede proprio nulla, c'è chi ha un albero davanti alla propria finestra, c'è chi, come la ragazza cinese Nan, ha una vista migliore della mia: essendo B, vede tutto il MIT e parte del fiume, Boston compresa. Niente male.

mercoledì 3 febbraio 2010

Π Λ Φ


Chi non ha mai sentito parlare delle confraternite americane?

[Clicca sulla foto per ingrandirla]

Tra un origaMIT e l'altro, ci si fa un paninoTECH


Le 48 ore più burocratiche della storia: ufficio di Mary per ottenere un pass temporaneo, ufficio di Tom che mi spiega come funzionano le stampanti e mi mostra il mio ufficio in comune con altri ragazzi, primo meeting con il relatore di tesi, un sacco di carte da firmare, un sacco di nomi e facce da ricordare, numeri da scrivere su pezzi di carta che finiranno in tasca, ognuno mi da il suo biglietto da visita.

Se non hai il tesserino non vai da nessuna parte, potresti anche rimanere chiuso dentro ad una stanza e non poter uscire, me ne danno uno bianco con una scritta rossa enorme: MIT ACCESS CARD e mi dicono di fare attenzione perché aprirà un sacco di porte. Esiste un corpo di polizia del MIT, hanno macchine nere con bande bianche e la scritta MIT POLICE, sono ovunque come la polizia segreta in guerra.


Passate le 2 del pomeriggio, arriva la fame. Il classico paninaro in strada attira molti clienti. Da noi di solito devi avvicinarti al bancone e dire cosa vuoi, qui invece due ragazzi con due iPhone ti abbordano e raccolgono ordinazioni, ti chiedono il nome e ti inseriscono nel database per le prossime volte che vorrai un panino & bibita. Pago 5$, dopo circa 30 secondi dal camioncino qualcuno grida il mio nome: panino pronto, l'ordinazione è passata dall'iphone ad uno schermo piatto dentro al camioncino, dove una ragazza sta cucinando.

(Look for version 2.0 next week.. simpatici
Clicca sulla foto per leggere tutta la scritta)


Mi serve un cuscino, qualcosa per la cena. Compro una ricaricabile americana con AT&T, e mi sento finalmente inserito nella società. Gli autobus e il TECH-shuttle che gira per Cambridge sono completamente gratuiti per quelli del MIT, basta mostrare il tesserino. Io ho solo una lettera piegata nella tasca del giubbotto: 'Filippo lavora per noi. Presto riceverà un pass permanente, per favore non fategli pagare nulla. Per qualsiasi chiarimento il numero è in fondo a questo foglio'. Chi mai chiamerà il numero per protestare? Al meeting per l'orientamento conosco un belga, due tedeschi, due ragazze portoghesi, un taiwanese, uno svizzero, una tedesca dagli occhi a mandorla e tanti tanti asiatici. Anche chi presiede il meeting è una ragazza giapponese, il mio contatto da visitor. Non fa una grinza.

Ora di cena, snack bar, mi siedo sui divanetti. Davanti a me passano due ragazze con degli sci in spalla, tuta da neve addosso. C'è pure la pista da sci al MIT? Tutto è enorme, perché accontentarsi quando puoi avere di più? Tornando passo davanti alla palestra, gratis per gli studenti, firmo tre fogli e mi danno l'accesso. Mi ricorda l'Acquario dell'IST a Lisbona, decine di persone che corrono e fanno esercizi sui due piani di un edificio enorme fatto solo di vetri.

E visto che il 60% delle persone viene dall'asia, un origami sapranno pur farlo.. si spera.

1 febbraio 2010, schedato per l'ennesima volta

1 Febbraio 2010. Mi sveglio e sono le 7 del mattino, durante la notte mi sono svegliato ogni ora, puntualissimo. Colazione al piano interrato, è un bunker con dentro un self service. Posso scegliere tra due cose che non promettono nulla di buono, quindi ne indico una a caso. Mi viene in mente il film Matrix, quando Neo si risveglia e la sua prima colazione nella Nabuccodonosor è fatta a base di proteine, un miscuglio biancastro: io sto per mangiare la stessa cosa, e si rivelerà insapore. Passo avanti, leggo un cartello scritto a penna: 'Prendi al massimo 2 fette di pane, per favore', obbedisco. Prendo da bere, l'armadio prima di me insiste nel riempirsi con del ghiaccio il bicchierone di plastica enorme, stile McDonald's. Decido di risparmiare al mio corpo un litro e mezzo di DietCOke ghiacciata alle 8 del mattino. A fianco a me due ragazze parlano un inglese scolastico, capisco che una è turca e l'altra olandese, parlano di master degree e vivono nel Berkeley Residence in modo permanente.

Dalla hall dell'ostello mi chiamano un taxi perché la zona non è molto servita e rischierei di aspettare un bel po' prima di vederne passare uno per caso. Un tizio indiano con un furgoncino monovolume mi carica le valigie: '550 Memorial Drive, Cambridge, MA', azzardo un Five-Five-Zero, mi corregge subito sorridendo: Five-Fifty. Buono a sapersi.

La mia residenza per i prossimi 5 mesi si chiama Tang Hall ed è una torre alta 24 piani, con appartamenti da 2,3,4 stanze singole che hanno in comune cucina, bagno e soggiorno: li chiamano 'Efficiency-Flats'. Scopro di essere al 23esimo piano, appartamento E, stanza singola 4. I miei conquilini sono solo 2, quindi una stanza resterà libera ma chiusa a chiave inutilizzata. Sono ambedue cinesi, come il 60% delle persone che incontrerò passeggiando per il campus: Xin e Xiangdan. Ma si pronuncia Zgin e Zgian.

[clicca per ingrandire]

Entrando nella stanza c'è un interruttore sulla sinistra, ma non c'è alcuna luce sul soffitto, mi spiegano che devo comprarmi una lampada e una delle spine della stanza è collegata all'interruttore. 20$ se ne andranno per non restare al buio. Recupero una lampada da scrivania dal salotto comune, e degli attaccapanni. Si entra nell'edificio grazie ad una carta magnetica del MIT, che ancora non ho, poi le chiavi aprono l'appartamento, la stanza, la palestra al piano interrato, e la cassetta delle lettere che peraltro non ho ancora capito dove sia. Lascio le valigie in camera e me ne vado.

Fa proprio freddo a Cambridge: la parte nord e sud di Boston sono divise da un fiume bello largo: ora è ghiacciato completamente, ed è meta di uccelli e qualcosa simile ad albatros, che passeggiano sulla superficie ghiacciata. Un bel vedere insomma, visto che la mia camera è al 23esimo piano su 24.

Svegliarsi alla mattina..

Boston è attraversata da un fiume bello largo.

Il fiume in questi giorni è ghiacciato completamente.

Dieci centimetri di neve ricoprono stamattina ogni cosa, fiume compreso.

martedì 2 febbraio 2010

Ricordi di un viaggio durato 23 ore

Una fredda mattina di Gennaio, domenica 31 per la precisione. Guardo la sveglia al mio fianco: 7:30. Fuori nevica e ci sono già cinque buoni centimetri di bianco a coprire ogni dove..

Mi dirigo verso il check-in, confusione ovunque intorno a me, parenti che salutano, gente con valigie. Io ne ho due davvero grandi con me, più il bagaglio a mano e la borsa del PC. La guardia aeroportuale mi sorride e mi dice che poiché sono uno con tante valigie, a me toccherà l'onore di essere perquisito dai cani anti-terrorismo: sorrido di ricambio, e guardo l'orologio da parete sopra di me. Segna le 10:05

Trasmettono un film con Matt Damon. Mi chiedono se voglio cannelloni o risotto alla milanese per pranzo, il secondo piatto sarà del pollo con insalata, niente male la Delta Airlines, se aggiungi un cuscino e una coperta soffice. Una fila da due verso il finestrino, in mezzo posti da quattro, a destra altra fila da due, nessuno accanto a me. Film, rivista, pranzo, the caldo. Poi altri 2 film, spuntino, coca cola, noccioline e altro the caldo. Le ore passano, leggo qualcosa su Dubai e Abu Dhabi, tanto petrolio e parlano di una città autosostenibile con pannelli solari ed energie alternative, il tutto coordinato dal MIT: Masdar City


Venezia 11:50, New York 15:30. Ma con un fuso orario di -5 ore. Significa che in Italia sono le 21:30 e mi viene fame, anche se fuori il sole splende e gli aerei sfrecciano dietro al vetro del terminal 3, sopra ad un asfalto color grigio chiarissimo, reso biancastro dal freddo: -10°C
Sei ore di attesa, senza nulla da fare, decido di cenare con un pezzo di pizza. Ad ogni porta che dà sull'estero, ma dalla quale è vietato poi rientrare, in piedi vi è un poliziotto di guardia. Sono rimasto 6 ore a gironzolare in un aereoporto enorme come il JFK di New York, e le guardie erano sempre li, sempre le stesse. Che lavoro noioso.

Attorno a me personaggi che ho visto nei film, amish portano lunghe barbe brizzolate, sono vestiti eleganti con camicia bianca e giacca e pantaloni neri, scarpe lucide e un cappello con una tesa larga, sembrano agricoltori inglesi dell'ottocento. Sono tantissimi, ne avrò contati oltre quaranta, ma non tutti assieme, in gruppetti da due o tre, con valigie vecchie ma iper tecnologici: ipod alle orecchie oppure intenti a leggere il loro ebook preferito sul supporto reader ultrapiatto.



New York 21:00, Boston 22:30. Ho sonno, forse perché il mio corpo crede che siano le 4 e mezza del mattino, ora Italiana? Aereo piccolo, davvero: fila da due a sinistra, fila da due a destra, corridoio così stretto che si passa di lato, accanto a me un amish ENORME ascolta la sua musica e si toglie le scarpe, fuori è notte, credo di essermi addormentato per qualche minuto, o forse per mezz'ora. Il viaggio in aereo più corto mai fatto, l'aereo ha volato sull'acqua e sembrava fosse molto basso, così basso che le luci della città a fianco non erano tutte visibili, si accavallavano come se fossero alla nostra stessa altezza.



Chiamo un taxi, sono carico di valigie. 'Where you wanna go, maaan?' si gira un tipo nero al cellulare. Ha un iphone, tutti qui ne hanno almeno uno. Quasi tutti. E' molto usuale vedere gruppetti di ragazzi che si scambiano il numero, e tutti lo hanno, come fosse una penna biro.
..'40, Berkeley Street'. Il tassista mi dice che conosce la strada, mi chiede se vado al Berkeley Residence, mi affretto a dirgli di si, e partiamo. 38 $ più mancia di 5 dollari. Un ostello onesto, pago 35 $ al bancone e porto su le valigie, fuori dall'ascensore un cartello indica: a destra camere per le ragazze residenti, a sinistra ospiti. In corridoio alcune ragazze giocano a un gioco di società sedute sulla moquette, e ridendo mi salutano, una dice 'How you doing?' e qualcun'altra 'Good night'.

Fuori fa freddo, dentro la mia camera fa così tanto caldo che quando si accende la luce l'interruttore è sistemato in modo da far partire anche l'enorme ventilatore da soffitto. Socchiudo la finestra, niente da bere e nessun posto dove comprare acqua, ottimo. Fuori dalla porta dopo un po' tutto tace, guardo l'orologio, mezzanotte in punto. Che ora sarà in Italia? Le 6 del mattino. Sono 23 ore che cammino, tiro valigie, mi siedo, guardo fuori dal finestrino, parlo, mangio, guardo cartelli, ascolto annunci, aspetto le valigie sui nastri, cerco uno sportello informazioni per sapere se rifare il controllo al metal detector, annusato da cani, perquisito da uomini enormi in uniforme scura con attaccato al petto lo stemma scintillante della polizia.. 23 ore no stop.